Il panorama delle arti marziali vanta una tradizione millenaria, tra queste il karate emerge come un faro
di disciplina, rispetto e maestria del corpo e della mente. Dietro ogni posizione e ogni tecnica si cela una
storia ricca di cultura, evoluzione e tradizione. Gli articoli saranno un viaggio attraverso il tempo,
mentre esploriamo le origini e l’evoluzione di una delle discipline marziali più affascinanti e influenti.

PILLOLE DI STORIA – L’ORIGINE DEL KARATE

Le arti marziali cinesi in sintesi

Nel corso della dinastia Shāng (1600 – 1046 a.C.) gli eremiti Taoisti iniziarono a creare le prime arti
marziali nei loro ritiri religiosi, di cui i maggiori trovarono sede sulle sacre vette dei monti Wǔdāng.

Monti Wǔdāng ( 武当山 )

Le vette di queste montagne vengono comunemente ricordate come “il luogo da cui provengono le arti marziali”. La tradizione guerriera di Wǔdāng è poco nota perché le sue attività nel campo del sapere e del libero pensiero furono pesantemente perseguitate nel corso della storia. Ai giorni nostri i monti sono diventati un’attrazione turistica, ciò è dovuto anche dal restauro di alcuni palazzi e templi da parte dell’UNESCO nel 1994.

Nel corso della dinastia Zhōu (1045 – 256 a.C.) i capi militari a servizio dei sovrani ingaggiarono una guerra con lo scopo di affermare la propria egemonia. Le prime battaglie rassomigliavano a duelli fra due campioni (i primi maestri di arti marziali). Grazie alle nuove suddivisioni del territorio, la civilizzazione si spinse fino alle regioni meridionali che confinano con la penisola indocinese e le sorgenti del Fiume Giallo.

Questo periodo storico è molto famoso per via del libro “L’arte della guerra del maestro Sun” redatto nel VI secolo a.C. da un noto generale, il cui successo ottenuto in campo strategico influenzò l’arte del combattimento in battaglia e altre discipline.

L’arte della guerra di Sun Tzu – Mondadori 2003

Nel secondo periodo degli Zhōu orientali (480 – 221 a.C.) avvennero profondi mutamenti del mondo politico e delle classi sociali, che portarono ad uno sviluppo della cultura, della letteratura e della filosofia cinese. Sorsero le “Cento scuole di pensiero” i cui movimenti più influenti presero il nome di taoismo, confucianesimo ecc.

Nel momento in cui le prime tecniche di combattimento vennero adottate dalle classi dominanti, contemporaneamente iniziò l’evoluzione delle prime forme di arti marziali cinesi fra la popolazione civile. Ciò avvenne perché i contadini delle pianure settentrionali iniziarono ad unire le tecniche permesse nelle prime competizioni pubbliche di lotta (Jiao Li) coi fondamenti delle autentiche arti marziali.

Lottatori odierni di Shuai jiao

Le classi dominanti si accorsero dell’enorme potere di queste tecniche lasciate nelle mani dei contadini, i quali sarebbero potuti diventare invulnerabili di fronte a qualsiasi tipo di attacco. Per ristabilire una gerarchia, i ceti sociali più alti convinsero i cittadini ad accantonare la pratica marziale tramite intrighi religiosi e false superstizioni. In seguito, le vere arti marziali (Jìjí “abilità nel colpire e nell’attaccare”) si svilupparono tra i nobili del regno Qí nell’odierno Shandong.

Regno Qí III secolo a.C.

In questo lungo periodo ricordato come l’età delle Primavere ed Autunni, a causa degli enormi massacri molti metodi di combattimento sono andati persi; tuttavia fra quelli giunti ai giorni nostri ricordiamo la Boxe del fiore di pruno (Meihuaquan 梅花拳), il Palmo degli otto trigrammi (Ba Gua Zhang 八卦掌) e la Boxe della mano nera (Heishou Quan).

Posizione Dashi – Boxe del fiore di pruno

Nel periodo di pace che seguì alla prima unificazione cinese (221 a.C.), a causa della perdita di titoli nobiliari dell’aristocrazia guerriera, molti ex generali e professionisti della guerra iniziarono a disperdersi in tutta la Cina mettendosi a disposizione di chiunque potesse fronteggiare economicamente il loro servizio. Quando capitava che l’esercito di cui facevano parte veniva sconfitto, si ritiravano nei templi o su aspre montagne. In questi luoghi nacquero le prime scuole di arti marziali.

Rappresentazione di un cavaliere errante

Subito dopo l’instaurazione della dinastia Song (960 – 1279), per proteggere l’impero, il nuovo sovrano iniziò a collaborare con i monaci Shaolin. Lo fece inviando loro i propri generali a cui diede l’impegno di scambiarsi le tecniche delle arti marziali per il combattimento corpo a corpo. Questo fatto avvenne perché nei decenni precedenti alcuni di questi monaci erano entrati nelle file nemiche e ciò rese difficile capire di quali ci si poteva fidare.

Per ovviare a questo problema, venne inviato un esperto di arti marziali (Fu Ju) al quale vennero affidati due compiti: migliorare il programma tecnico ed estirpare gli impostori. Per attuare il primo piano, inviò i migliori artisti marziali ai monaci Shaolin per condividere le proprie conoscenze. Per attuare il secondo piano introdusse nuove sequenze, le quali fungevano da test di riconoscimento.

Monaco Shaolin

Avvicinandoci rapidamente ai giorni nostri, la rivolta dei Boxer, dal 1899 al 1901, fu una ribellione in Cina contro l’influenza straniera, guidata da un’organizzazione di arti marziali chiamata “Pugni per la giustizia e la concordia”. Gli stranieri percepiti come colonizzatori furono attaccati, ma la risposta delle potenze coloniali portò a una spedizione multinazionale che sconfisse i ribelli. La Cina firmò un trattato concedendo indennità e concessioni commerciali, permettendo anche lo stazionamento di truppe straniere a Pechino. Questi scontri ebbero gravi conseguenze per le scuole di arti marziali cinesi, decimando molti praticanti e lasciando molti sistemi in disordine e distruzione.

Boxer ribelli

Le informazioni per scrivere questo articolo sono state raccolte da La Grande Storia del Karate di Massimo Braglia.

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Francesco Iotti – Content creator

E DEL KARATEg